martedì, febbraio 16, 2010

la poesia del martedì

Oboe sommerso

Avara pena, tarda il tuo dono
in questa mia ora
di sospirati abbandoni.

Un oboe gelido risillaba
gioia di foglie perenni,
non mie, e smemora;

In me si fa sera:
l'acqua tramonta
sulle mie mani erbose.

Ali oscillano in fioco cielo,
labili: il cuore trasmigra
ed io son gerbido,

e i giorni una maceria.

(Salvatore Quasimodo)

2 commenti:

Anna-Marina ha detto...

gerbido, me lo sono andata a guardare, termine mai sentito. Anche questa poesia non la conoscevo: bella, ma molto triste

trillina ha detto...

Anch'io sono andata a guardare, anch'io non l'avevo mai sentito. Sì, molto, molto bella!