mercoledì, ottobre 09, 2013

Vajont

All'inizio di settembre, come ogni anno, si partiva per la montagna.
La mamma aveva telefonato alla signora che ci affittava l'appartamento e preparato le valigie per tutti.
Papà aveva acquistato i biglietti del treno.
In casa c'era un po' di confusione e di tensione come sempre quando si dovevano preparare valigie e partire. D'altra parte tre bambini che corrono per casa ed uno in culla non sono sinonimo di tranquillità. Antonio era nato in aprile e alla bella età di cinque mesi affrontava il suo primo viaggio.
Il viaggio in treno era molto amato soprattutto da me a da Alberto, più piccolo di due anni. Espertissimi, per i molti viaggi in Sicilia dove trascorrevamo le vacanze estive, passavamo tutto il tempo in corridoio a guardare dal finestrino la campagna che scorreva veloce.
Camposanpiero, Castelfranco, Montebelluna.
Da qui si cominciava a salire, il primo sentore di montagna.
Il treno sbuffava e le particelle di fuligine annerivano gli angoli degli occhi.
E ancora altri paesi  dai nomi più esotici, almeno così ci sembravano: Pederobba, Alano Fener, Quero Vas, Feltre, Busche Lentiai... ci apparivano, ci si fermava cinque minuti in stazione e poi via di nuovo verso il successivo. Belluno, Ponte nelle Alpi, Longarone...
Dopo ore di viaggio si arrivava a Calalzo e la gioia era immensa: un lago circondato da montagne alte e maestose, le più belle del mondo!
Era settembre del 1963, l'aria era ancora tiepida e la mattina profumava di pino  e di pane fresco.
Mancava un mese al 9 ottobre.
Mancava un mese al disastro del Vajont.




3 commenti:

paroleperaria ha detto...

Mamma mia... mi ricorda quando sono stata alle Maldive esattamente un mese prima che ci fosse lo tsunami nel 2004 (ora forse non sarei qui a scriverne).
Sui viaggi in treno, mi ricorda la mia infanzia... estati in Sicilia e fratello più piccolo sul treno... :)

Unknown ha detto...

E poi, negli anni avvenire, nei tuoi racconti e in quelli di papà sempre guardando quella diga, di passaggio per le nostre vacanze...

Anna-Marina ha detto...

Io ricordo quando, quella mattina, la maestra ci raccontò del disastro e dedicammo alle vittime la nostra preghiera (una volta si pregava in classe!). Ricordo anche la nostra impressione quando, l'anno dopo, passando per andare in montagna non vedemmo più la stazione....