domenica, maggio 17, 2009

Il cappello e la coppola

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Era una notte buia, ma non tempestosa. Nello scuro fitto di quella strada
che avrebbe dovuto essere illuminata da un lampione che picciottazzi avevano
pigliato a petrate astutandolo, il cappello di gran marca, tanticchia scantato,
camminava di prescia per arrivare dove doveva arrivare.
Girato l'angolo, capì che il temuto malo incontro gli stava proprio capitando:
davanti a lui, ferma come se lo aspettasse, c'era una coppola.
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E non una coppola quatrigliè da turista inglisi o verdolina d'uso catalano;
nossignori, questa era una coppola siciliana, di panno nivuru ed era macari
messa storta. Con un grido soffocato, il cappello si tirò un passo narrè.
"Scanto ti fici? - s'informò, a un tempo cortese e ironica, la coppola.
"Beh, sì"
"E pirchì?"
"Beh, si sa cosa rappresenta la coppola, no? E a vederti così all'improvviso
davanti a me, nello scuro, in una strada solitaria, ho pensato subito a una
mala coppola, una coppola che ha intenzioni tinte... Ci indovinai?"
"Ci indovinasti" - rispose la coppola cavando un revorbaro dalla sacchetta.
E poi spiò: " Prima levami una curiosità. Su quale testa stai?"
"Sulla testa del più grande banchiere del mondo" - rispose il cappello.
La coppola rimise in sacchetta l'arma, si fece di lato, si scoppolò rispettosamente.
"Mi scusi, capo. Non l'avevo riconosciuta" - fece inchinandosi.

Andrea Camilleri
"Gocce di Sicilia"
Ed. dell'Altana

2 commenti:

Aliza ha detto...

troooppo bella!!
Camilleri è forte fortissimo come i siciliani che trovo simpaticissimi, ma anche "isolani" chiusi quando si tratta del profondo, sbaglio??
ciao ciao A

Gianna ha detto...

Divertente davvero!