giovedì, febbraio 26, 2009

Serendipity

Serendipity è una parola poco conosciuta, coniata dalla scrittore inglese Horace Walpole: si trova in una sua lettera scritta all'amico Horace Mann il 28 gennaio 1754.
Allo scrittore inglese era capitata in mano una novella che un certo Cristoforo Armeno, personaggio non eglio identificato del '500 veneziano, affermava di aver "dalla persiana nell'italiana lingua trasportato". In effetti, con il nome di questo autore esiste una serie di racconti, raccolti sotto il titolo :"Peregrinaggio di tre giovani figlioli del Re di Serendippo" (Venezia 1557).
Secondo il racconto questi tre giovani sarebbero i figli di Jafer, il re filosofo dell'isola di Serendip(poi Ceylon, oggi Sri Lanka), il quale dopo aver dato la migliore formazione possibile ai suoi rampolli affidandoli ai maestri più esperti e saggi del suo regno, li costrinse a mettersi in giro per il mondo affinchè ponessero in atto nella vita quanto avevano appreso dalle labbra dei loro maestri e dai libri di scuola.
In effetti i tre giovani, lasciati così a se stessi, si ritrovano coinvolti in una serie di vicende e situazioni che, attraverso la loro sagacia e capacità intuitiva, seppero sempre risolvere a partire da indizi o particolari che all' apparenza non avrebbeo dovuto avere niente a che fare con il problema in questione.
Si potrebbe dire "per caso"!, ma questa espressione non renderebbe giustizia alla capacità di osservazione e all'acume intuitivo dei tre giovani.
Così Horace Walpole coniò questo termine, serendipity, ormai entrato in tutti i dizionari, che va ad indicare scoperte fortuite, accidentali, impreviste, provenienti da direzioni nè preventivate, nè programmate.


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