giovedì, novembre 24, 2016

la nonna

La nonna Rosaria, mamma di papà, era una donnina apparentemente fragile. Piccolina, il viso come una melina rugosa, i capelli, lunghissimi, acconciati da sempre, il mio sempre, con una lunga treccia arrotolata.
Glieli ho visti sciolti una sola volta pochi mesi prima di morire, quando una mattina, ormai con la mente persa in un altro mondo, è venuta in cucina con i capelli sciolti.
Le vacanze estive erano Sicilia, caldo, mare,, cielo azzurro, scirocco e...nonna con le sue carezze ruvide, fatte con mani che avevano impastato pane, busiate, cous cous e preparato mille e mille pasti.
Nei caldi pomeriggi d'agosto, sedute sulla porta di casa, si infilavano i pomodori che, raccolti in rosse collane, si appendevano poi alle travi della "pinnata", una sorta di cantina-magazzino dove si potevano trovare cose segretissime e interessantissime per i bambini.
Oppure si cucivano tappeti. Sì certo, tappeti! L'antica arte del riciclo! Tutte gli indumenti scartati perché troppo sciupati, e per loro era veramente l'ultima spiaggia, si riducevano in strisce che poi venivano piegate con l'aiuto del ferro da stiro (anche questo molto antico, ancora con le braci), quindi si facevano delle trecce che venivano cucite l'una all'altra e poi in cerchio a formare bellissimi ed originalissimi tappeti usati poi in cucina, in bagno o come scendiletto...ed il tempo passava serenamente e operosamente.
Un altro lavoro che ricordo fatto dalla nonna era il recupero delle lenzuola. Le lenzuola si consumano maggiormente nella parte centrale, dove si giace più a lungo. Allora cosa fare per non buttarle quando sono così lise che quasi si strappano? Si tagliano in mezzo, si girano e si ricuciono con i bordi esterni in mezzo. Certo, non erano esteticamente perfette, ma duravano ancora un po'.
Le sue mani operose!
"Gioia mia, vuoi fare merenda?" la domanda ricorrente, tutti i pomeriggi nella penombra della cucina con il soffitto di travi e la botola della cisterna, accuratamente coperta da uno dei tappeti fatti a mano, sotto la tavola.
Certo che volevo far merenda!
"Che ti faccio?" La mia richiesta era sempre la stessa: pane caldo con olio e sale, una bontà!
Ma la cosa che più ci piaceva era il "pane cunzato" (pane condito):


prendi   pane casereccio,  pomodori maturi,  formaggio primosale o, per un gusto più intenso, pecorino, filetti di acciuga sott’olio, olio d'oliva, sale, un pizzico di pepe, una spolverata di origano, quindi affetta i pomodori e il il formaggio. Nel frattempo scalda il pane in forno per alcuni minuti e taglialo a metà in senso longitudinale.

Cospargi le fette di pane con una spolverata di origano, sale e pepe. Quindi condiscile con abbondante olio e adagia sopra i pomodori e le fettine di formaggio primosale. Infine distribuisci  i filetti di acciughe sgocciolati.

Richiudi il pane, dividilo in 4 parti e servilo ancora caldo.
 
dal web
 
Una vera bontà!

1 commento:

Anna-Marina ha detto...

Oh Jaja, che bel post! Hai raccontato della nonna e mi hai fatto tornare indietro di 50 anni. Molte cose non le ricordavo più e ora vorrei tornare a quelle estati per assaporare minuto per minuto quei momenti irripetibili. Che bello questo post!!!!!!