Al mattino gettai la mia rete nel mare.
Trassi dall'oscuro abisso cose di strano
aspetto e di strana bellezza -
alcune brillavano come un sorriso,
alcune luccicavano come lacrime,
e alcune erano rosee
come le guance d'una sposa.
Quando, alla fine del giorno,
tornai a casa con il mio bottino,
il mio amore sedeva nel giardino
sfogliando oziosamente un fiore.
Esitante deposi ai, suoi piedi
tutto quello che avevo pescato.
Lei guardò distrattamente e disse:
"Che strani oggetti sono questi?
Non capisco a che possano servire".
Chinai il capo, vergognoso, pensando:
"Non ho lottato per conquistarli,
non li ho comperati al mercato;
non sono doni degni di lei".
E per tutta la notte li gettai
a uno a uno sulla strada.
Al mattino vennero dei viaggiatori;
li raccolsero e li portarono
in paesi lontani.
martedì, novembre 24, 2015
poesia
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1 commento:
ah quante volte io stessa vivo e valuto la vita come una stolta... mi rendo conto della bellezza di certe giornate quando arriva la sera. Allora mi dico perché non sono uscita a camminare sopra questo pianeta che mi è stato donato? perchè non ho cercato quella persona...?? grazie mi hai fatto riflettere sui doni che qualcuno mi ha donato gratuitamente. Baci... scusa se mi permetto come sta tua sorella? è tanto che non la leggo, ho nostalgia dei suoi post, ciao
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