Sestriere di San Polo, Parrocchia di San Cassiano
"Ai tempi della Repubblica di Venezia, tutta la zona (Carampane) costituiva un vero e proprio quartiere a "luci rosse" in cui abbondavano le case di tolleranza e una di queste si trovava proprio sopra al ponte delle Tette. Le prostitute, affacciandosi alle finestre in direzione del ponte sottostante, erano use allettare i passanti mostrando i seni scoperti: da qui ha origine questa singolare toponomastica.
Secondo lo storico Tassini, tale costumanza potrebbe essere stata imposta alle meretrici da una legge della Serenissima, con lo scopo di "distogliere con siffatto incentivo gli uomini dal peccare contro natura".
(da Wikipedia)
All'epoca le sempre più diffuse pratiche di sodomia,
che venivano dal Medio Oriente, a Venezia erano vietate e
combattute ricorrendo persino alla pena di morte. Così, il mestiere più
antico del mondo, purché circoscritto, era tollerato ed anzi approvato.
Racconta la tradizione che nel '400 nel palazzo di Ca' Bollani abitava una coppia. Spesso sotto le loro finestre cantava serenate un menestrello. Il marito, arrabbiatissimo, rimproverava la moglie accusandola di essere una svergognata. La cosa continuava. Il giovanotto inviava doni e, mentre passeggiavano, faceva grandi inchini ed ammiccamenti. Un giorno il marito si decise ad affrontare il giovane innamorato minacciandolo se non avesse lasciato in pace la moglie.
Il giovane, guardandolo intensamente, gli dichiarò il suo amore: non era la moglie l'oggetto della sua passione, bensì il marito!
Nella prima metà del '300, le cortigiane
venivano obbligate ad abitare in un quartiere vicino a Rialto chiamato
"il Castelletto" e un po' più in là "alle Carampane" ( Da Cà Rampani il
termine "vecchia carampana" per dire vecchia prostituta. La zona delle Carampane arrivava fino al ponte delle Tette. ). Alla sera, dopo la terza campana, dovevano rientrare a casa pena una
multa e 10 frustate come pure 15 frustate era la pena se avvicinavano
uomini nel periodo di Natale, della Pasqua e altri giorni sacri. Non
potevano frequentare le osterie e potevano girare per Venezia solo di
sabato. In ogni casa c'era la "matrona", la direttrice che teneva la
contabilità e pagava le tasse.
C'erano due categorie di cortigiane:
quelle di basso rango che vivevano in casa malsane e che erano
frequentate dal popolino e quelle d'alto rango. Queste cortigiane erano
invidiate soprattutto dalle nobildonne, schiave di mille regole, per la
libertà che esse godevano e per le importanti amicizie che potevano
assicurarsi. I loro abiti erano elegantissimi, famose erano le loro chiome
biondo-rossastro, il famoso rosso Tiziano. Spesso si dimenticavano di
mettersi i fazzoletti da collo gialli, imposti dal Consiglio dei Dieci,
perché tra i loro frequentatori non mancavano alti magistrati della
Repubblica.
Le carampane erano meretrici di basso livello e di una certa età.
Non potevano certo gareggiare con il
raffinato mondo delle cortigiane del Centro, molto considerate, non solo
per le prestazioni sessuali, ma anche per la preparazione culturale
che possedevano.
Liberamente tratto da "I nizioleti raccontano" di Paolo Piffarerio e Pietro Zanotto
7 commenti:
Bel post, non conoscevo nessuno di queste informazioni.
Che belli questi post!
..e tu sai perchè la mascareta si chiama così?...cerca cerca....
Bello il post, l'avevo detto io che era un bell'argomento!
@ Anna-Marina: Leggenda vuole che il suo nome derivi dal frequente uso che ne facevano le prostitute mascherate. E' sufficiente? Grazie Google!
se non altro le cose erano chiare, meglio di ora
Brava!
che la sodomia venisse dal medio oriente stile malattia infettiva mi fa un po' molto ridere, i cosiddetti sodomiti ci son sempre stati :)
comunque grazie, bel riassunto. Tassini comunque cita a sua volta le Memorie di Galliccioli
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