martedì, marzo 11, 2008

Il cacciatore di aquiloni

"... Mi sentii sopraffatto da una infinita tristezza.
Tornare a Kabul era come imbattersi in un vecchio amico e scoprire che la vita era stata impietosa con lui, privandolo di tutto. "

Così dice Amir quando, dopo molti anni, torna a casa, in quell'Afghanistan violento e sinistro, dove le donne sono invisibili, le case distrutte e persino gli alberi tagliati per non permettere ai cecchini di nascondersi fra di essi. Gli aquiloni non volano più e i bambini non corrono più con il naso in su: soffrono la fame, vagano a piedi nudi orfani di padre, di madre e d'infanzia.
Noi occidentali, che ci riempiamo la bocca di parole e blateriamo su questo e su quello senza sapere, senza conoscere, senza dare un'anima agli uomini di cui discutiamo, riflettiamo!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' uno dei più bei libri letti negli ultimi anni... bello anche se angoscioso e commovente! bacini

Anonimo ha detto...
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